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Dalla crisi un’occasione per semplificare la struttura del debito

Tutti gli enti locali, anche se in misura diversa in funzione delle dimensioni e delle competenze, si trovano oggi a fronteggiare le importanti sfide finanziarie derivanti dagli effetti del lockdown e tale impegno diverrà più gravoso con il passare del tempo.
I bilanci, infatti, saranno messi sotto pressione da un drastico calo delle entrate, sia per le sospensioni dei pagamenti, sia per la riduzione della base imponibile derivante d alla crisi economica; il tutto, accompagnato da un aumento della spesa pubblica per interventi che si renderanno necessari come diretta conseguenza dell’emergenza (sanità, adeguamento scuole e altro), nell’intento di stimolare l’economica locale.
Nel settore privato le prime risposte del Governo sono andate nella direzione di facilitare il nuovo indebitamento, mediante un potenziamento del sistema delle garanzie pubbliche.
Per gli enti locali Per quanto riguarda gli enti locali, sia la Cassa Depositi e Prestiti, sia l’Abi hanno già annunciato moratorie sul debito esistente in favore di Comuni, Province e Regioni per dare ai bilanci un sollievo immediato, ancorché di breve termine.
Per migliorare la situazione prospettica, alcuni enti locali potrebbero cogliere l’occasione per realizzare una vera razionalizzazione del proprio debito, per conseguire ulteriori risparmi, che è però resa difficile da fattori che ancora derivano dalla crisi del 2007.
Da quel momento in poi, infatti, si è progressivamente ridotto, fino ad azzerarsi, il dialogo, e quindi la comprensione dei reciproci interessi e bisogni, tra le banche e gli enti locali.
Questo è avvenuto in buona misura in quanto il mutato impianto regolatorio, introdotto dopo la crisi, ha reso molto onerosi per il bilancio delle banche i finanziamenti agli enti locali che per loro natura, essendo contratti per realizzare opere pubbliche, richiedono scadenze lunghe.
La conflittualità degli enti locali nei confronti delle banche, in particolare con riferimento ai contratti derivati, il contesto dei tassi negativi, le restrizioni a carico degli enti sulle operazioni consentite e i nuovi obblighi di compliance a carico delle banche, hanno fatto il resto, generando una pressoché totale incomunicabilità tra i due mondi.
Se questo, da un lato, ha avuto come conseguenza il ritorno (auspicato da molti) a una finanza “semplice” da parte degli enti, dall’altro, ha avuto l’effetto di irrigidire la struttura del debito per la sopravvenuta impossibilità degli enti stessi di avere accesso a soluzioni disegnate sulle loro specifiche esigenze, inibendo di fatto una gestione dinamica dell’indebitamento esistente per adattarlo al contesto dei mercati o del cambiamento delle esigenze.
Altre rigidità Ulteriori elementi di rigidità sono rappresentati dalla difficoltà di intervenire sulle emissioni obbligazionarie, e dalla eventuale presenza di derivati di copertura che, al pari dei finanziamenti a lungo termine, sono oggi più onerosi e presentano ulteriori criticità che li rendono meno graditi per i bilanci delle banche.
Il Mef in passato si è attivato per favorire una semplificazione della struttura del debito degli enti facendosi promotore, con successo, del buy-back dei titoli regionali, ma non è stato possibile estendere questa tipologia di intervento a enti di dimensioni inferiori.
Che si tratti di un’esigenza avvertita da tempo è anche dimostrato dal fatto che altri interventi volti a offrire agli enti locali nuovi strumenti per la risoluzione del problema erano allo studio ben prima che si manifestasse l’attuale emergenza.
L’articolo 39 del Dl n. 162/2019 (Dl «milleproroghe» convertito dalla legge n.8/2020) prevede infatti l’accollo da parte del Mef dei debiti di molti enti locali e la creazione di una società in house per la gestione degli stessi e anche la Cassa Depositi e Prestiti ha recentemente aperto per la prima volta al rifinanziamento di posizioni di debito degli enti nei confronti di altri intermediari bancari o finanziari.
I tempi di implementazione del primo intervento sembrerebbero troppo lunghi per poter produrre effetti già nel 2020, mentre la Cassa Depositi e Prestiti è riuscita a mettere in campo uno strumento che, se ben utilizzato dagli enti, anche alla luce dei recenti allentamenti del patto di stabilità, può contribuire a liberare risorse nell’immediato.
La certezza della disponibilità di nuovi finanziamenti a condizioni vantaggiose, inoltre, potrebbe rappresentare l’occasione per tentare di rimodellare almeno una parte del proprio debito, semplificandolo e rinegoziandone alcuni aspetti, anche facendo leva sulle mutate esigenze regolamentari delle banche, con l’obiettivo di liberare risorse nell’immediato e nuova capacità d’indebitamento per finanziare investimenti e dare uno stimolo concreto all’economia locale.

Marco Santarcangelo

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